
Giorgia Verri
LUCI ED OMBRE
Ho conosciuto Giorgia alcuni anni fa, nella sua piccola ma deliziosa bottega di bijou. Lei si muoveva a suo agio tra cristalli e pietre semipreziose. Creava collane, braccialetti, orecchini con una fantasia moderna e lineare. Le portavi un po’ di collanine a volte preziose ma vecchie, con il fermaglio rotto e perle sparse in uno scrigno o in un cassetto… e lei le mescolava, arricchiva, riorganizzava e infine ti restituiva parure di nuovi monili, bracciali, orecchini!
Diplomata alle Magistrali pedagogiche non sfrutta questa professionalità perché ama soprattutto l’arte e se ne nutre sempre e da sempre, giorno dopo giorno, coraggiosa, tenace, instancabile.
Improvvisamente il piccolo negozio scomparve dietro portoni di legno, la vetrinetta con le ultime bigiotterie colorate e scintillanti era vuota come una bocca che sbadiglia e lei se n’era andata via.
Molti anni dopo, fu una vera sorpresa: curiosando in un nuovo negozio al centro, la rividi in mezzo a tante delle sue nuove costruzioni artistiche. Lei prende in mano qualsiasi materiale di riciclo e, poche ore dopo, nasce un piccolo capolavoro di abatjour, di lampadario, di soprammobile. I muri, sono ricoperti di quadri, nel suo nuovo atelier, quadri dipinti con varie tecniche, belli, coloratissimi ma inquietanti. La stanza è piccola eppure ovunque si posi lo sguardo, si resta affascinati da questo inseguirsi di luci ed ombre in fuga sulle pareti. Mi racconta un po’ di se stessa, intanto mi fa vedere le sue nuove creazioni: quadri, lampadari, soprammobili, fermacarte, oggetti d’arredamento…
Sposata e divorziata, dopo una sofferenza devastante, si è rifugiata nell’arte, la sua vera e irrinunciabile passione. Sorridendo mi racconta che, odiando tutti i regali di nozze perché le ricordavano quel suo matrimonio mal riuscito, roba quasi nuova e di un certo valore… iniziò a “riciclarli” nascondendoli in composizioni artistiche!
Ora lavora così, cercando e trovando vecchie e belle cose con cui dar forma soprattutto alle proprie emozioni accattivanti, crea misteriosi connubi tra un colabrodo e gocce di cristallo di un lampadario di Murano, li associa a diverse piante perché s’intende anche di floricultura, costruendo degli oggetti deliziosamente stravaganti.
In quei passati anni bui in cui la disperazione si mescolava alla speranza che, per fortuna non muore mai, aveva ripreso a dipingere e nei suoi quadri emerge il groviglio delle sue pulsioni: odio, passione, scoraggiamento, resurrezione…
Un professore di storia dell’arte la nota, la incoraggia, la aiuta a valorizzare le sue opere, la invita a provare tecniche nuove: ma è anche un amico che le offre una spalla su cui appoggiare il viso nei momenti di malinconia.
Giorgia partecipa a diverse mostre e ottiene successo, vince un concorso, i critici d’arte si accorgono di lei.
Qualcuno la corteggia, qualcun altro si fa avanti… ma Giorgia forse ha paura di soffrire ancora. Rinuncia alla prospettiva di una vita tranquilla, sicura, serena… non si adatta alla monotonia di un’esistenza cosiddetta “normale”.
Ora vive da sola in mezzo al verde, alla natura, alle montagne, al sole, dove il suo estro artistico può esprimersi correndo sui prati e tappeti fioriti e scavalcando gli orizzonti.
È una donna che si esprime così, come le suggerisce l’istante, l’estro, l’emozione.
A questa coraggiosa e intrepida rappresentante del “rosa” e del talento femminile, Il Carro delle Muse, quest’anno ha affidato la creazione dei secondi e terzi premi delle Muse vincitrici e delle Musette.






- Posted by Premio Il Carro delle Muse
- On 31 Luglio 2018
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