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LE INCONTENTABILI

Buongiorno Signora Loredana….ieri sera sono stata a Moena per la premiazione per il concorso da.lei ideato. E la terza volta che vi  partecipo e sono finora stata lieta di averlo fatto. Ma devo dirle che ho notato che arrivano sempre prime coloro che hanno un curriculum ben nutrito…ossia diplomate…maestre….laureate …e chi più ne ha più  ne metta. E evidente che noi donne con una vita semplice    e fiera di farvi parte ma sempre di un certo spessore ma senza laurea..non potremo mai competere con chi le ho citato sopra. E poi l’epigrafe che accompagna i ns lavori viene  spesso ridotta in poche righe mentre per altre viene occupata un terzo di pagina. Mi spiace dirlo non perché non ho vinto ma perché è così ed è stato notato anche da altri in sala. A questo punto, noi finaliste ci  sentiamo solo da contorno alla manifestazione e niente altro. Non si sa nemmeno quante vi hanno partecipato. Per fortuna alla fine ci è starò dato il riconoscimento sul palco…perché all’inizio della manifestazione sembrava che ci venisse consegnato all’ uscita al foyer come un semplice biglietto da visita…speravo che certe cose non succedessero ma purtroppo è così. Le auguro buon lavoro e un lieta giornata a nome di tutte noi semplici e solo donne.

 

 

Ricevo questa lettera, non firmata e copia/incollata dal suo cellulare, di una musa che ritiene “non equanime” il Premio letterario internazionale Il Carro delle Muse…

Se questa signora avesse dato un’occhiata ai libri delle opere uscite in questi ultimi tre anni e magari  una scorsa  ai commenti, avrebbe scoperto che ci sono muse vincitrici senza alcun titolo di studio e moltissime “non vincitrici” malgrado gli ottimi pedigree: professoresse, maestre, poetesse famose e “bocconiane” di successo, ossia con quel curriculum di cui lei parla.

Ovviamente, è possibile e molto probabile che una professoressa di lettere o maestra abituata per mestiere a leggere poesie e racconti,  sia in grado di scrivere con maggior scioltezza di un’altra che, magari, abbia studiato ragioneria o chimica. Non è il caso di questa signora che, peraltro, ha scritto bellissime poesie e di cui non conosco il titolo di studio, né tampoco m’interessa. Quest’anno, proprio nel settore poesia, abbiamo avuto molte opere di grande pregio e, quando il livello artistico è alto, aumentano le probabilità di non vincere e che qualcuno si senta… penalizzato. Anche se un premio alle prime classificate non ha mai tolto merito alle altre non vincitrici, questa Musa lascia intendere che ci sia un atteggiamento fazioso nella nomina delle vincitrici del concorso… in parole povere, che i premi siano assegnati ogni anno solo a una casta “privilegiata” di scrittrici.

Detto questo, vorrei ricordare che nel modulo di partecipazione, non sono stati mai richiesti né il tipo di scuola frequentato dalla partecipante né i suoi titoli di studio. E, posso garantire che, a questo premio, lavorano persone di stimata correttezza e totalmente disinteressate. La giuria è composta di professionisti altamente qualificati, scrittrici, giornalisti, docenti universitari e poetesse che non hanno alcun interesse a far vincere Maria piuttosto che Giuseppina. Sono persone affermate che ci regalano un po’ del loro tempo – bontà loro – per valutare e valorizzare i lavori che ci pervengono.

Cara Musa, mi dispiace che lei abbia formulato delle ipotesi così tristi (a quanto pare non le è piaciuto nulla di questo premio!) ma lei, in realtà, non è assolutamente in linea con il nostro concetto del Carro, un luogo che accoglie la voce di tutte le donne, in cui si fa stampare un libro che viene donato ad ogni finalista che, se è stata selezionata, è perché ha scritto qualcosa di meritevole. Quindi, un libro, in cui ognuna potrà ritrovare i propri pensieri, oltre ad avere un “diploma di merito” della Dante Alighieri, talora una menzione…

Tutte, quindi, sono parte integrante (non di contorno) della kermesse di festeggiamento, perché le finaliste selezionate sono vincitrici e degne di pubblicazione. Tra tante belle opere, però, ce ne può essere anche una “più bella” di tutte. Lei preferirebbe che non ci fosse alcun premio, piuttosto che vederlo andare a un’altra? I premi stimolano la creatività e l’impegno, infatti le opere ogni anno migliorano e questo lo abbiamo affermato anche nel corso della festa. Abbiamo spiegato come avvengono le votazioni: i lavori dati in lettura sono contrassegnati solo da un numero e ognuno dei sette giurati scrive il suo voto indipendentemente dagli altri. Sono giudizi diversi, perché c’è chi valuta la trama e chi valuta la prosa, chi apprezza l’originalità e chi l’aderenza a un buono stile di scrittura: ognuno, insomma, vota secondo il proprio gusto. In seguito, si calcola la media aritmetica dei sette voti e si produce la classifica, proprio per evitare quelle situazioni ambigue che lei si ostina a vedere nel nostro modo di agire.

Solo alla fine, quindi, la giuria viene informata dei nomi delle partecipanti. Massima trasparenza ma, è giusto ricordare che, per statuto, il giudizio della giuria è insindacabile, come in tutti i premi letterari. Tredici vincitrici tra Muse e Musette. Non tutte possono arrivare prime – abbiamo detto – e non sarebbe giusto scegliere Gisella solo perché sono tre anni che s’iscrive e non ha ancora vinto una volta, o Deborah perché è una ragazza tanto simpatica.

L’idea di un concorso per donne, sapendo che è pressoché impossibile trovare un editore che ci pubblichi a sue spese, mi ha dato lo spunto per questo concorso in cui le autrici scelte, avrebbero avuto la soddisfazione di veder stampati i propri scritti. Mi era sembrata una buona idea ma, purtroppo, c’è anche chi non la apprezza, attaccandosi a penose supposizioni per giustificare il suo malcontento…

Questa concorrente ci accusa anche di una certa negligenza e dice: non si sa nemmeno quante vi hanno partecipato. Lei sa scrivere e anche bene, ma… ha mai pensato di “leggere” quanto comunichiamo sul regolamento o sul sito? Le Muse finaliste vi sono state riportate per nome e cognome, un’ora dopo aver terminato la classifica. Bastava contarle. E aggiunge, ancora: noi finaliste ci sentiamo solo da contorno alla manifestazione e niente altro. Tutte le finaliste, invece, sono state misurate con lo stesso metro, riportate sul libro (senza indicare le vincitrici) ma, secondo lei, “chi non vince” è solo di contorno. Non esiste una gara né sportiva, né politica, né letteraria, in cui tutti arrivano primi. Lo sapeva?

E ha anche scritto: Mi spiace dirlo non perché non ho vinto ma perché è così. Mi sembra che lei si contraddica un po’ e che parli così proprio non avendo vinto: perché sennò? Non ha neppure verificato le cose prima di fare delle affermazioni dettate solo da un ingiustificato pregiudizio! È tipico di chi non raggiunge il podio, incolpare la giuria, la malasorte o presunti favoritismi.

I commenti in calce alle opere – per analizzare il resto del suo messaggio – non sono più importanti se più lunghi (in un’occasione analoga, per un mio libro, ebbi il commento: “Nulla da invidiare ai migliori thriller americani”, sette parole… che ritenni esaltanti!). I commenti alle muse sono affidati a critici letterari e autori di fama. Scrivono quello che pensano ed io sono loro molto grata perché questi spendono parte del loro tempo prezioso a leggere e commentare tutte le opere selezionate. Fanno tutto questo gratis, quindi senz’alcun interesse. Condizionare queste persone, sarebbe sì, “manipolare” le cose.

Della sua lettera ho solo un numero di cellulare, ma non mi sarà difficile risalire al suo nome. Non dirò, comunque, chi l’ha scritta, perché questo creerebbe davvero un pregiudizio nei suoi confronti da parte di giurati, organizzatori, oltre che delle tante persone che, invece, apprezzano Il Carro delle Muse e ne conoscono la correttezza. Le sue osservazioni, fra i tanti consensi gioiosi che ho ricevuto anche da muse non vincitrici, mi hanno procurato molta amarezza, anche quando lei dice, a proposito della consegna del diploma, che era previsto di ritirarlo nel foyer come un biglietto da visita. (Un insignificante lapsus della presentatrice che intendeva il ritiro del libro). La consegna sul palco, era programmata fin dall’inizio, c’erano ben due persone a farlo ed era specificata sul volantino che tutte avete avuto entrando. E poi, non contenta, lei aggiunge: speravo che certe cose non succedessero ma purtroppo è così. Invece… non è stato così: non si sente un po’ a disagio ad aver pensato male, essendosi sbagliata e vedendo che le cose, invece, non erano successe?

In tutto il mondo non esiste un concorso letterario che faccia stampare e regali un libro alle concorrenti finaliste (una sessantina nel nostro caso), ponendole ufficialmente nel novero delle scrittrici, un concorso che organizzi un ricevimento e una festa per onorarle tutte, vincitrici e non! Ha mai assistito a un premio letterario tradizionale, anche tra i più prestigiosi? Beh, si riduce a consegnare – con qualche bella frase – la palma al vincitore e a congedare tutti gli altri con un generico “buonasera”. E, anche tra gli scrittori e le scrittrici più famosi, ci sono quelli che non arrivano primi.

E poi… ci sono le incontentabili.

 

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  • Posted by Il Carro delle Muse
  • On 1 Ottobre 2016
  • 1 Comments
  • 0 likes

1 Comments

Tiziana sartorati
  • Ott 3 2016
  • Rispondi
Gentile signora Reppucci, desidero esprimere i miei complimenti per la bella cerimonia di premiazione e per il gradito dono del volume contenente le opere finaliste - pubblicate alla pari. Orgogliosa e commossa nel farne parte ringrazio ancora - per suo tramite - la giuria che ha ritenuto premiarmi con una menzione speciale. Un caro saluto e un arrivederci. Tiziana Sartorati

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